Da
che mondo e mondo ogni specie dominante dovrebbe essere composta da
un numero estremamente limitato di esemplari. Regola che dovrebbe
accentuarsi in proporzione alla posizione verticale occupata nella
catena alimentare. L'uomo, come in molte altre circostanze, sfugge a
questa preziosa direttiva naturale. Forse verrebbe spontaneo
immaginare ai
vari grandi carnivori come padroni incontrastati di questa
privilegiata posizione. In realtà non è così, visto che ad
occupare il dominio come incarnazione di predatore dei predatori è
certamente la nostra specie.
Animali che
alcune decine di millenni fa non conoscevano la paura, hanno iniziato
piano piano ad essere decimati da una scimmia 'nuda' ed
apparentemente indifesa.
Quando
è vero che l'apparenza inganna!
L'arricchimento del pattern alimentare per l'uomo con la carne è
però rimasto un problema di bassa entità fino a che stato
circoscritto alla caccia usando strumenti primordiali. Visto che
potevano trascorrere molti giorni prima di riuscire a colpire una
preda mortalmente. I veri 'guai' per il pianeta sono iniziati quando
alcuni uomini preistorici hanno compreso che le risorse potevano
essere sfruttate su grande scala ed in modo sistematico tutto l'anno.
Per cui presto con l'avvento dell'allevamento e dell'agricoltura
tutti i viventi, animali e vegetali sono diventati 'proprietà' ad
esclusivo uso umano. Ciò ha generato un anomalo incremento di una
popolazione 'mietitrice' di risorse ambientali: l'umanità.
Ogni
predatore, dal lupo alla tigre, ha sempre occupato una soglia
numerica di colossale minoranza, in correlazione alla dimensione del
branco fornitore di prede. Consuetudine che ha sempre garantito il
giusto equilibrio dinamico delle risorse tra nati e morti.
Sicuramente
il problema nasce
partendo dagli albori del genere homo sulla Terra. Situazione
successiva a titaniche mutazioni climatiche che hanno spinto una
scimmia frugivora a diventare all'occorrenza predatrice carnivora. Da
questo punto in poi la piaga si è ingigantita di pari passo con il
crescere dell'intelligenza umana successiva all'alternanza di nuove
crisi climatiche. Anomalia che ne ha create altre, che a loro volta
hanno generato problemi insoliti per la natura, conducendo a danni
oggi per lo più irrecuperabili.
Molti
errori sono ormai irrecuperabili, ciò però non significa che non si
possa mettere un 'freno' al problema. L'uomo come essere supremo sul
pianeta ha bisogno di soddisfare molte necessità. Come tale dovrebbe
essere consapevole di dover far parte della specie meno popolosa
sulla terra. Diciamo poche decine di migliaia di individui in tutto
il globo! Ciò garantirebbe una perfetta 'salute' ambientale. Ogni
essere vivente vedrebbe il proprio stato conservato e pure lo stesso
genere umano sperimenterebbe un benessere mai conosciuto prima.
Chiaramente
l'uomo è ancora troppo 'giovane' per
saper gestire il proprio potenziale ed ora viviamo un momento di
grande conoscenza, che usiamo come se fosse un gioco nuovo nelle
nelle mani di un bambino, non vedendo l'ora di metterla in pratica...
Negli
ultimi 2000 anni la popolazione umana sul pianeta è più che
centuplicata, così come le menti in grado di elaborare pensieri,
insieme ad un incredibile progresso. Ma dall'altro lato pure
l'impiego di risorse è aumentato dello stesso grado. Punto che
rappresenta il centro del problema della insostenibilità ambientale
odierna.
Nel
2012 siamo 8000000000 e si stima che nel 2100 saremo tre volte tanto,
valore limite che secondo studiosi del settore sarà quello del
tracollo. Abbiamo pochi anni a disposizione per rimettere a posto una
situazione così compromessa. Certamente esistono molte soluzioni
'veloci' al problema. I più pessimisti sostengono che l'unica scelta
opportuna sia una guerra globale. Probabilmente però tale soluzione
sarebbe anche la peggiore, visto che creerebbe 'ferite' al pianeta
difficilmente recuperabili viste le armi oggi disponibili. Inoltre
andrebbero sprecati moltissimi patrimoni del sapere generati dal uomo
fino ad oggi(architetture, strutture, strade, libri, film, arte,
medicina, tecnologia, musica, tutto...). Soluzione non conveniente
nemmeno ai produttori di armi, dato che questi traggono profitto dal
fomentare la paura della guerra costruendo armi come strumento di
potere. Difficilmente per usarle su larga scala, bensì per
applicarle in zone disagiate con l'obbiettivo di alimentarne
l'instabilità al fine di sfruttarne le risorse... Se venisse invece
distrutto tutto con una guerra mondiale anche le industrie belliche
ne uscirebbero danneggiate perché ne verrebbero colpite pure loro
stesse! Quindi la guerra per risolvere il problema demografico nel
mondo è una soluzione da scartare.
E'
assolutamente necessario ricercare un meccanismo risolutore per far
in modo che nulla della conoscenza acquisita vada persa, così come
l'intera mole di opere non venga distrutta. Se così non fosse tutti
i danni creati alla Terra fino ad oggi sarebbero stati nient'altro
che uno spreco!
Occorre quindi
ragionare attentamente sul problema e sfruttare i desideri della
maggior parte della popolazione mondiale, per indirizzare le
'energie' verso una soluzione veloce al problema demografico. Ecco
che il 'dio' denaro potrebbe tornare utile!
L'essere
umano è molto volubile, debolezza ideale sfruttabile per ottenere un
grande risultato. Il 99% delle persone al mondo sarebbe disposta a
tutto per raggiungere il benessere economico.
Pensiamo
ad una tipica coppia che desidera formare una famiglia ma non ne
possiede le risorse. Come fare? E se un ente di qualche genere
intervenisse con una proposta allettante alla quale è difficile
rifiutare? L'esempio potrebbe essere l'offerta di una casa di
proprietà con stipendio vitalizio, dietro la richiesta di non avere
figli con sterilizzazione e l'imposizione di adottarne uno bisognoso.
Soluzione alla quale aderirebbero in moltissimi, specialmente nelle
zone maggiormente disagiate del pianeta, dove com'è noto ci sono
sempre troppe nascite. Tale soluzione non sarebbe imposta ma libera
per chi lo desidera. Anche se in principio si creerebbe un'uscita di
capitale, già nel medio periodo i risultati si vedrebbero in termini
sia di ritorno economico sia che in un minor impatto ambientale.
Ovviamente il tutto andrebbe attentamente regolamentato...
Agendo
sui poveri l'arresto demografico sarebbe repentino ed
unito all'infusione di denaro si genererebbe un rimbalzo economico
notevole. Le popolazioni più ricche difficilmente aderirebbero ad
un'iniziativa di questo tipo, per via della loro non incombente
necessità economica, oltre ad essere naturalmente inclini ad avere
al massimo un figlio.
Il
tasso di mortalità farebbe il resto e in meno di un secolo la Terra
diventerebbe più vivibile perché meno popolosa e meno inquinata.
Tutto senza avere perso nulla di quello costruito dalle generazioni
precedenti. Il motto che incitava gli abitanti dei paesi occidentali
di inizio '900 a fare figli non è certamente più valido oggi e
probabilmente i danni ambientali legati all'aumento demografico
innescato allora, ha creato i problemi che vediamo oggi su scala
mondiale.
Dando
il via ad una riduzione demografica organizzata, piano piano verrebbe
ristabilito l'equilibrio con le altre specie viventi. Ovviamente idee
se ne potrebbero studiare un'infinità, tutte però dovrebbero
condurre al fine ultimo di rendere le risorse più che sufficienti,
tanto che non dovrebbe essere più necessario coltivare terra per
nutrire animali da macello. Bensì, se la considerazione dello
'spazio vitale' fosse mantenuta al giusto livello di importanza, pure
nella nutrizione si eviterebbe il triplo passaggio
vegetale-carne-uomo per un ottimale passaggio diretto vegetale-uomo.
E spostandoci ancora di più verso un uso maggiormente sostenibile
delle risorse, verrebbe spontanea la pratica alimentare crudista,
evitando così incredibili sprechi energetici derivati dalla cottura.
Qui entrerebbe per forza in ballo l'alimentazione fruttariana come la
migliore per l'essere umano e la più sostenibile dal lato
ambientale. Ciò perché la frutta è l'unico alimento direttamente
digeribile dall'intestino umano senza il bisogno di alcuna
lavorazione.
Queste
purtroppo sono idee per lo più utopiche, anche se probabilmente
efficaci che non saranno mai messe in atto. Le multinazionali che
controllano l'economia del pianeta non lo permetterebbero. Tanta
popolazione genera molto consumo e per coloro che lavorano sui grandi
numeri significa grande guadagno. Un pianeta troppo popoloso
giustifica le coltivazioni geneticamente modificate e tutta la
ricerca a riguardo. Giustifica gli allevamenti intensivi e tutta la
ricaduta in termini di problematiche inerenti al consumo di carne
sulla salute umana...
Il tracollo è
già iniziato e lo stile di vita oggi esistente per i miliardi di
individui sul pianeta non è sostenibile nel lungo periodo e neppure
nel medio. Per l'ecosistema terrestre non è possibile mantenere così
tanti di individui di una specie così 'dispendiosa' come quella
umana.
Dott.
Bartolomeo Davide Bertinetto