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giovedì 14 agosto 2014

'Falsi vegan' e 'Vegan sbagliati' nel fitness e body building

Anni strani questi. Ricordo nel 1990, quando la controversia sul body building naturale e quello 'standard' iniziava ad irrompere timidamente. In questa fase sono nati i primi fisici colossali che si spacciavano per natural pur non essendolo affatto(negando l'evidenza). La gente comunque ci credeva e questi 'furbi personaggi' erano riusciti a ritagliarsi la loro fetta di celebrità, che per un gran numero di loro dura ancora oggi!
Ora, nel secondo decennio del ventunesimo secolo sta irrompendo prepotentemente l'alimentazione vegetale come unica ideale per il genere umano; sportivi compresi. Quindi ecco qui nuovi, 'furbi fenomeni' che da un giorno all'altro, fiutando la possibilità di facile pubblicità, si spacciano per vegani consumando in segreto grandi quantità di carne ed integratori... Per giunta, se questi vengono confrontati con atleti che natural non possono essere, si evince che costoro utilizzano massicciamente la chimica ormonale. Nonostante ciò si spacciano per natural vegani! Da qui è ovvio che l'etica nel settore fitness o body building che sia, va a farsi friggere e come sempre la storia si ripete! Infatti alimentarsi in stile vegano non impedisce ai 'troffaldini' di assumere comunque steriodi a profusione.
Il frangente alimentare non è il solo sensibile di cambiamento, se si vuole un distacco stacco dal doping, anche in una condizione onnivora, i programmi di allenamento tradizionali devono essere per forza completamente differenti. Infatti le cosiddette 'routine dei campioni' non sono proponibili ad aspiranti con doti genetiche nella media, in quanto interamente costruite sulla base di una complessa manipolazione ormonale artificiale. Non a caso tali programmi sono entrati 'nell'uso comune' negli anni settanta del novecento, quando il primi body builder sono diventati personaggi mediatici... Da allora schiere di ingenui si sono prodigati in rocamboleschi 'allenamenti dei campioni' pensando di ottenere fisici straordinari, senza considerare che il tutto per funzionare deve essere sostenuto dagli steroidi anabolizzanti(particolare sempre omesso)... Da qui il pensiero che col natural body building si possa fare poco, per cui la falsa idea della necessità di un alto consumo di proteine animali, da abbinare parallelamente al resto. Mi sono rimaste impresse le parole confidate anni fa da un mio amico campione di culturismo affermando che un giorno, quando smetterà di prendere ormoni smetterà anche di allenarsi perché senza 'quello' si perde solo tempo! Infatti così ha fatto... Questo fa capire quanto sia limita la visione di molti sportivi. Dopotutto non posso dare torto a tale ragionamento; visto che le routine tradizionali, in quasi tutti gli sport di vera fatica, sono interamente strutturate per funzionare col doping e senza di esso non condurrebbero da nessuna parte!
Molti sprovveduti vegan(o falsi) hanno innocentemente pensato di allenarsi con le solite routine 'elaborate' dai vecchi tradizionalismi del classico culturismo per la costruzione fisica personale. Chi era veramente vegan con tali stratagemmi allenanti non ha ottenuto alcun risultato, se non un profondo stato di catabolismo muscolare, dovuto ad un massiccio sovra allenamento fisico. Quindi l'idea completamente errata, per la quale la nutrizione vegan non sia efficace per lo sport in genere, mentre ad esserlo sono i programmi di attività fisica proposti!
Sarà perché ho provato tutte le strategie classiche negli ultimi 25 anni ed ho avuto modo di sentire centinaia di pareri anche di persone che natural non sono, insieme all'aver usato la solita alimentazione carnivora del body building abbinata ad integratori, prima di passare a quella elettiva fruttariana/vegana, per capire qual'è la vera strada da seguire(insieme ad obbiettivi fisicamente sostenibili e non usuranti) per coloro che intendono sinceramente e proficuamente nutrirsi di soli vegetali ed ottenere risultati degni di nota....
Con Matevo® da oltre un decennio, insieme a cinque anni di alimentazione prevalentemente fruttariana, con alcuni sprazzi di veganesimo ed un'alternanza di micro digiuni intermittenti, sono più forte che mai nei sollevamenti in palestra. Molto più forte rispetto a quando mi nutrivo con quintali di carne ed integratori. Inoltre, ottenere la capacità di spostarmi a piedi in soluzione unica per centinaia di chilometri(agonismo ultratrail) in autosufficienza alimentare e riuscire a gestire carichi superiori al quintale sul bilanciere lascia sempre di stucco osservatori di tipo tradizionale... Ovviamente ciò accade sempre con grande orgoglio da parte mia, anche se vogliono(gli onnivori) sempre avere l'ultima parola ed affermare che se mangiassi carne farei di più ancora. Solitamente taccio prendendomi i complimenti, sapendo di aver insinuato in loro il 'tarlo' del dubbio!
Purtroppo c'è sempre chi distrugge tutto, spacciandosi per quello che non è. Infatti mi è successo di incontrare, a convegni rivolti alla nutrizione vegetale, divulgatori/testimonial che sostengono di nutrirsi vegan e di portare avanti improponibilmente tutti i dogmi del tradizionalismo culturistico/sport in genere. Evidentemente tali individui non sono affatto vegani! Per giunta siamo nell'era di facebook ed internet, trovando 'atleti' che da un momento all'altro, come già spiegato sopra, si 'vendono' per vegani sfoggiando fisici forgiati in tutt'altro modo... Ciò rovina profondamente il settore, disorientando chi ci crede.
Il fisico vegano è completamente differente nell'aspetto da quello costruito in modo onnivoro. Chi si nutre di vegetali ha un aspetto 'meno gonfio', un fisico più snello e longilineo rispetto a chi afferma quello che non è! La ritenzione idrica sottocutanea praticamente non esiste, per via delle proprietà alcalinizzanti dei cibi e del minor fattore di acidificazione organica! Chi mangia vegan solitamente non si ammala quasi mai, può allenarsi in egual misura anche durante periodi di micro digiuno. Può camminare e correre, sollevare carichi e fare 'di tutto e di più' contemporaneamente. Ma attenzione ciò non significa ottenere risultati migliori in termini assoluti rispetto a chi è onnivoro, significa riuscire a fare bene contemporaneamente un maggior numero di cose perché il senso di stanchezza sarà molto più basso, per via del basso grado di affaticamento ed acidificazione organica. I fisici vegani si presentano infatti tonici e snelli, senza mai mostrare una pienezza e compattezza tipiche di quelle impartite dal consumo di cibi animali.
Solitamente il percorso di riorganizzazione metabolica necessario richiede anche anni ed in questa fase il fisico decade. Solo quando sarà raggiunto l'adattamento organico si potrà sperimentare uno stadio di vigore ineguagliabile. Questo è il primo segnale indicatore di falsità da parte di atleti che si spacciano vegani da un momento all'altro: Come è possibile che queste persone onnivore dalla nascita, realizzino record e fisici spettacolari dopo pochissimo tempo di pratica se l'organismo ha bisogno di anni per riorganizzarsi per gestire al meglio un cibo differente!? Evidentemente tali testimonianze 'puzzano molto di bruciato'...
Attenzione però, essere vegani non significa mangiare quintali di farinacei, patatine fritte ed i derivati più strani della soia! Esistono molti atleti importanti che si spacciano vegani sostenendo tale fuorviante tesi. Anche questo è un segnale di falsa testimonianza, dato che con questi soli alimenti non è possibile essere in perfetta salute! Essere vegani per stare veramente bene significa assumere grandi quantità di frutta e verdura crude per la maggior parte della giornata e poi in un solo pasto/massimo due, qualche alimento cotto(legumi o farinacei integrali in genere). Il concetto è legato all'alimentazione naturale che deve essere per forza crudista, L'uomo non è differente dagli altri animali del pianeta e come tale deve mangiare crudo per ottenere tutto quello gli alimenti contengono, con al massimo una piccola percentuale di cibi cotti o trasformati. Se per esempio si consumano 5 pasti al giorno, 4 devono essere di frutta/verdure crude e solo uno composto da farinacei integrali, derivati della soia o quant'altro.
Paradossalmente nel credo comune tutti pensano che se ci si alimenta con cibi vegetali si debba per forza aver bisogno di integratori. Ebbene non è così, dato che tutti i prodotti vegetali crudi contengono una grandissima quantità di micronutrienti(vitamine e minerali), così puntualmente arriva il falso vegan che dice nutrirsi in modo vegetale e obbligatoriamente integra con ogni sorta di prodotto di sintesi, per colmare le 'carenze' di verdura e frutta. Quasi per voler screditare la categoria! Costoro poi quando viene approfondito meglio l'argomento lasciano trapelare che la loro alimentazione, non è crudista, non contiene frutta ne verdura e quindi di cosa si nutrono per aver bisogno di così tanti supplementi alimentari artificiali come sostengono?! Solitamente la loro dieta contiene solo farinacei in genere, magari qualche derivato delle patate, forse altri derivati della soia e qualche legume di qualche tipo. Questa però non rispecchia un'alimentazione ideale per la salute ottimale pur essendo di origine vegetale. Tale alimentazione è nuovamente, completamente artificiale, umanizzata dallo status quo. La cottura distrugge quasi tutto quello che sarebbe utile al nostro organismo. Così come la maggior parte delle trasformazioni e raffinazioni, come per altro viene evidenziato chiaramente dai derivati della soia e dei farinacei, così come in tutti gli amidacei che devono essere cotti per poter essere elaborati dal nostro intestino. In questo caso è certo necessario integrare, ci mancherebbe, dato che manca tutto quello che l'uomo dovrebbe consumare per vivere! Tale discorso vale per i più sprovveduti vegani che sventolano di esserlo elogiano le loro imprese sportive ottenute con strategie di allenamento ortodosse, basate sul 'di più è meglio'. Oltremondo, come spiegato al principio del presente articolo esistono pure quelli che non sono per nulla vegani(molti) e con la menzogna affermano il contrario elogiando sempre i loro risultati fisici. Infine arriva anche la categoria dei dopati, che sfoggia fisici oltrenatura dicendo ipocritamente di mangiare solo vegetali e null'altro! Tutto per creare il mito del 'falso fenomeno' e purtroppo c'è chi ci è riuscito ottenendo una facile notorietà, mentre i 'comuni mortali' di categoria arrancano ingiustamente.
Tutte queste figure deviano la gente comune verso infondate idee, che sono a volte troppo al di sotto delle possibilità offerte dalla vera e salutare alimentazione vegan, altre volte troppo al di sopra generando false aspettative...
Tutto ciò in un ambiente che dovrebbe essere puro ed etico, come quello della nutrizione vegana in abbinamento con allenamenti sostenibili. Invece emerge ancora la natura umana rivolta all'interesse, alla pubblicità ingannevole ed ogni sorta di negatività.
Navigando su internet e su facebook sarà facile rendersi conto dell'enorme e difficile filtraggio che i netsurfers vegani/fruttariani devono svolgere per ottenere informazioni veritiere sul mangiare saggio, 100% al vegetale in abbinamento con routine di allenamento sensate.

Dott. Bartolomeo Davide Bertinetto
Inventore del metodo di construzione fisica Matevo(r)

domenica 16 marzo 2014

Variante sicura per il gesto del lancio(Power Clean) in Matevo®

Sono orgoglioso di scrivere che Matevo® è diventato negli anni un vera 'fucina' di risultati per ogni persona che desidera costruire un fisico imponente/efficiente, in modo naturale, attraverso l'allenamento con i pesi. Col tempo la tecnica descritta in 'forza e massa per tutta la vita..', anche se primordiale, è stata perfezionata. Il primo update era l'introduzione dei test massimali finalizzati all'adattamento di un programma altamente personalizzato nella distribuzione dei carichi sui vari esercizi, per ottenere una progressione della forza ideale ed equilibrata nei riguardi di ogni utilizzatore. Poi ancora le varianti evidenziate nello 'stratagemma articolare' che hanno perfezionato ulteriormente la sicurezza del metodo attraverso alcuni accorgimenti d'esecuzione sulla salvaguardia articolare. Quindi in questa sede desidero aggiungere alcuni sottigliezze da applicare all'ultimo degli esercizi dei Matevo®, quello che replica il lancio di un oggetto: lo stacco-slancio-squat.
Di fatto questo efficace esercizio l'ho fatto praticare poco vista la sua complessità d'esecuzione(soprattutto per i novizi) e per l'incombente rischio d'infortunio... Sono anni che cerco di elaborare una tattica d'esecuzione che renda sicuro il lavoro e proprio in questi mesi ne sto sperimentando personalmente una rielaborazione sostenibile.
Nella sua soluzione standard lo stacco-slancio-squat metteva a rischio schiena, spalle e ginocchia. Man mano che i carichi diventavano via via sempre più onerosi i rischi crescevano di pari passo, come del resto è normale che sia... Non ero però convinto di dovermi rassegnare all'esercizio eliminandolo da Matevo®. Ho teorizzato dei piccoli cambiamenti legati alla parzialità di svolgimento per renderlo sicuro pur mantenendone l'assoluta efficacia!

Note di riadattate di svolgimento:
Posizionare il bilanciere su dei rialzi è stata la prima linea d'aggiustamento per evitare traumi alla zona lombare. Quindi portare il bilanciere al petto con un potente movimento unico e quindi lasciarlo lì qualche secondo. Fatto ciò sarà bene posarlo sui rialzi con un secondo movimento unico, badando di non far danni durante il ritorno del bilanciere. Tutto per il numero di volte imposto dal programma sui vari giorni di allenamento. Si nota che sono state eliminate le parti dell'alzata sopra la testa e dello squat.


Ritengo, come per altro avevo già riportato anni fa sul libro che questo è senz'altro l'esercizio più efficace del programma. Perfino delle accosciate con i manubri. Perderlo sarebbe un vero peccato, sono ancora nella fase di test ma tutto sembra andare bene, anzi il mio corpo pare più vigoroso da quando lo svolgo. Non credo che sia una caso se la prossima settimana, dopo avere sollevato su panca agevolmente 112kg, tenterò un'alzata da 115kg... Carichi che fino all'anno scorso rappresentavano il mio limite.

giovedì 6 giugno 2013

Paradosso tra alto volume cibo infrequente, basso volume cibo frequente

L'estate passata mentre correvo per i boschi della mia Valle Po ho intravvisto alcuni cervi in lontananza scorrazzare velocemente... Un breve momento che ha innescato in me una serie di pensieri mentre procedevo con una mia escursione ultratrail. Il vantaggio di allenarsi sulle lunghe distanze a piedi è che si ha molto tempo per pensare e quell'esperienza ha tenuto impegnata la mia testa per molte ore. Da qui mi ero chiesto se veramente noi e tutti gli altri animali del pianeta siamo veramente impostati per avere tanta disponibilità alimentare se facciamo tanto e poca se facciamo poco. Come avevo già scritto su uno dei miei libri se si presenta una situazione di carestia allora con una maggior attività di ricerca aumenteranno pure le probabilità di procurarsi cibo. Questo è a mio avviso un punto che non presenta molti dubbi. Esistono dei 'però' che complicano un ragionamento semplice... Ogni animale deve iniziare a procurarsi il cibo, muovendosi molto, quando nella zona in cui si trova è ormai esaurito. Ciò da luogo ad una serie di concetti da sviluppare, verso la sfera umana visto che noi se fossimo immersi in un contesto selvaggio saremmo succubi delle stesse regole. Infatti ogni essere vivente cerca il cibo quando questo non è più presente, per cui inizia a spostarsi a digiuno in ogni direzione per lunghe distanze prima di avere la 'fortuna' di imbattersi in qualcosa di commestibile. Discorso che vale per specie carnivore e non.


Mi viene sempre un po' da ridere quando qualche 'luminare' del body building scrive sulle riviste, che l'uomo preistorico era cacciatore, e seconto questi poteva trovare il cibo con incredibile facilità nei boschi in cui viveva... Mentre i cacciatori di oggi armati di fucili e cani addestrati devono organizzare intere battute a squadre per avere la fortuna di colpire un solo cinghiale! Allora l'uomo preistorico quanto doveva impegnarsi digiunando per procurarsi un po' di carne? Probabilmente si nutriva di 'qualcos'altro' ma questo è un altro discorso...



Sono del parere che l'uomo del passato, quando viveva in una condizione nomade, stabiliva accampamenti in zone ad alto contenuto alimentare fino ad esaurire le risorse di quell'ambiente, per poi spostarsi in un nuovo luogo quando si presentava un'ennesima carestia, percorrendo distanze imponenti con pochissime risorse alimentari.



Le stesse mandrie di bestiame si nutrono fino ad esaurire tutte le risorse alimentari di un luogo per poi spostarsi molto, fino a quando non trovano un altro ambiente favorevole. Così come pure i carnivori si nutrono della loro preda fino a quando questa non è esaurita e poi dopo una condizione di digiuno e ricerca prolungata arrivano a cacciarne un'altra, per ricominciare il ciclo...
Secondo tale ragionamento è si vero che muovendosi molto aumentano le probabilità di trovare cibo, solo però in un momento successivo. Tutto avviene in una condizione di alto movimento unito ad un periodo di carenza alimentare e solo superato tale lasso di tempo arriverà la volta di nutrirsi dopo aver trovato il cibo e non sarà più necessario muoversi, fintanto che questo sarà presente!
Quindi perché oggi giorno nello sport viene imposto agli atleti di nutrirsi sempre di più se si allenano maggiormente? Forse questo tipo di ragionamento è legato all'era tecnologica in cui viviamo, dove motori più potenti per andare più veloce richiedono più carburante. Spesso si scorda che il nostro corpo è completamente basato sul meccanismo di adattamento, mentre gli strumenti che creiamo noi no.
Dopo tali affermazioni, si capisce che l'adattamento compensativo successivo ad una dura situazione di ricerca alimentare in condizione di carenza genererà effetti verso l'alto quando il cibo sarà nuovamente abbondante e non sarà più richiesto movimento ulteriore per trovarne dell'altro, vista la nuova situazione favorevole. Infatti sarebbe assurdo muoversi 'all'impazzata' per trovare altre fonti nutritive se queste già sono ampiamente presenti nella zona appena occupata, in un contesto naturale. Sarà facile pensare che ogni animale si dedicherà ad un 'periodo di ozio', nutrendosi e riposandosi il più possibile, facendo si che l'organismo possa mettere in atto tutti gli adattamenti necessari successivi alle 'pene' patite nel periodo di carenza, fortificando l'individuo.
Le regole in ogni programma di allenamento dovrebbero rispettare tale base evolutiva. Stranamente si fa tutto al contrario ed ancora una volta il body building ne è l'esempio più lampante! Il motto è da sempre 'Allenati tanto e mangia tanto'... Così facendo però i risultati saranno limitati al primo breve periodo, visto che rappresenta pur sempre un cambiamento, con progressi apparenti circoscritti al momento iniziale...
Seguendo un ragionamento di tipo lineare basato sulla quotidianità moderna è spontaneo pensare 'se vuoi di più mangia di più'. Pur essendoci del vero le cose in natura sono imposte da processi di tipo compensativo e pertanto tengono conto dell'elemento cronologico. Per cui avremo il teorema secondo il quale 'se non hai fai di più' e solo in seguito 'se hai trovato consuma di più per dopo'. Non sono nient'altro che semplici accostamenti di parole che rispecchiano in modo definitivo il contrasto tra il mondo umano artificializzato legato al beneficio immediato e quello naturale di ricerca di un guadagno posteriore.
Come è possibile allacciare regole di tipo post-compensativo per ottenere benefici diretti sull'allenamento? Proverò a spiegare gli adattamenti effettuati sul programma Matevo®. Come ben si sa Matevo® è una tecnica di allenamento a basso volume per l'incremento della forza e della massa corporea. Ogni cosa è amministrata da regole matematiche con una progressione ad onda di sforzo. L'ingrediente 'nascosto' a questo punto è l'aggiunta di una settimana ad alto volume. Nel primo manuale avevo già scritto sul sovra-allenamento controllato. La forma però era tutt'altro che definitiva.
Qui, dopo molte sperimentazioni grazie ai ragazzi del mio centro voglio proporre una 'soluzione matura' per gestire un periodo ad alto volume nel programma Matevo® regolato da prerogative evolutive. In Matevo® tutto deve essere inserito seguendo una logica esatta basata su quello che succederebbe se si fosse immersi in un contesto naturale... Troppe volte sento persone che si allenano con tecniche ed esercizi sostenendo che uno 'tira di più lì', l'altro 'pompa tanto quello', quello 'si che gonfia', questo 'programma lavora'... Mi sembrano motivazioni con una logica molto molto leggera. Purtroppo tali 'basi' vanno per la maggiore nelle palestre di tutto il mondo. Regole evolutive da usare per un metodo di allenamento invece devono determinare un'esattezza senza compromessi.
Direi che è il tempo di giungere al nocciolo dell'articolo e spiegare come tutto può essere implementato nel metodo Matevo®:
Il metodo è basato sulla progressione dei carichi con andamento ad 'onda di sforzo'. E' quindi prioritario riuscire ad incastonare correttamente ed in un certo modo, il periodo ad alto volume all'interno del contesto allenante.
Se organizziamo un'onda di progressione dei carichi lunga almeno 3 settimane potremo già includerne una ad alto volume con carichi bassi, un'altra intermedia con carichi poco più alti e basso volume, per concludere con carichi alti ed ancora basso volume. Quindi l'onda viene ripetuta un numero indefinito di volte...
Otterremo uno schema del genere se l'onda durerà tre settimane:
Prima onda
alto volume e carichi bassi(es.50kg)
basso volume e carichi medi(es.51kg)
basso volume e carichi alti(es.52kg)
Seconda onda
alto volume e carichi bassi(es.51kg)
basso volume e carichi medi(es.52kg)
basso volume e carichi alti(es.53kg)
Terza onda
alto volume e carichi bassi(es.52kg)
basso volume e carichi medi(es.53kg)
basso volume e carichi alti(es.54kg)
Quarta onda
e si continua con la progressione...

Tale schema è basato su onde di tre settimane, periodo che rappresenta il minimo per innescare questo tipo di progressione. Tutto però potrebbe essere composto da onde di 4, 5 o 6 settimane. Questo dettaglio è a discrezione del praticante.
Come già accennato sopra un programma di allenamento per funzionare al meglio deve rispecchiare regole evolutive. In un contesto naturale non sarà mai possibile trovare una situazione di costante salita. Ci saranno sempre dei momenti di discesa alternati ad altri in salita. Solo in una riproduzione artificiale possono esistere linee perfettamente rette di progressione. Il punto però è che ogni organismo vivente lavora per compensazione dopo aver superato un periodo critico in un successivo lasso di tempo 'tranquillo'.
Se l'utente Matevo® inizierà la settimana ad alto volume e bassi carichi con carestia alimentare, replicherà la situazione in cui un animale selvaggio cerca disperatamente il cibo, quando nell'ambiente in cui si trova non ne esiste più. Qui il fare tanto con poche risorse genera un successivo potenziamento metabolico, legato al 'fare tanto con poco' come promosso da sempre in Matevo®. Terminata la settimana critica, l'utente potrà riprendere la solita procedura mono serie  dando il via alla classica progressione verso l'alto per alcune settimane parallelamente all'abbondanza di cibo. Proprio come quando un animale selvaggio ormai ha trovato la propria fonte alimentare e non ha più necessità di muoversi molto per cercarne ancora, dando il via ad una conseguente compensazione organica...



Mi rivolgo ora in particolare ai fruttariani/digiunatori, che nella loro condizione di continua ricerca nella 'purezza ed indipendenza' alimentare spesso cadono in una situazione di deperimento organico dovuta spesso al nutrimento carente nelle quantità. Ogni animale del pianeta che si nutre di soli vegetali deve assumerne gradi quantità per vivere al meglio. Molto spesso nei testi in stile vegan o fruttariano vengono citati i bovini o i gorilla, noti per possedere una stazza imponente pur nutrendosi di soli vegetali, caratteristica certamente esatta e resa vera però dall'enorme quantità di cibo assunto giornalmente. L'esempio citato se incorporato in un contesto selvaggio non potrà mai essere pendente verso la continua abbondanza. Ogni organismo animale per sopravvivere necessità di una continua alternanza tra carenza ed abbondanza/ricerca ed accumulo, il nutrirsi costantemente troppo poco genera stallo e deperimento. Come il nutrirsi sempre troppo conduce a seri problemi metabolici/cardiovascolari e noi persone occidentali lo sappiamo bene...  Attenzione, non sto affermando che nutrirsi di soli cibi crudi vegetali offerti dalla natura sia sbagliato visto che noi stessi siamo parte della natura, si dovrebbe però ricreare una certa alternanza ciclica nelle quantità andando dal poco al tantissimo per poi ripetere.
Il programma Matevo® nella settimana di 'ricerca del cibo', secondo le regole appena esposte prenderà una forma ad alto volume e carichi ribassati. Pertanto ogni esercizio sarà svolto con serie triple e i pasti giornalieri passeranno per esempio da 5 a 2. Vediamo meglio riportando un frammento della scheda digitale(forza e massa per tutta la vita...):

Settimana 1(giorno A) - Alto volume bassa nutrizione:
    Panca P. Max → 1 rip max con 80kg
    Panca P. → 10 rip + 8rip + 5 rip con 60kg
    Traz. Lat. → 10 rip + 8rip + 5 rip con 65kg
    Rem. Man. → 10 rip + 8rip + 5 rip con 40kg
    Dumbell squat → 10 rip + 8rip + 5 rip con 40kg
    slanci/strapp/squat → 5 rip + 4rip + 3 rip con 40kg

Settimana 2(giorno A) - basso volume alta nutrizione:
    Panca P. Max → 1 rip max con 82kg
    Panca P. → 10 rip con 61kg
    Traz. Lat. → 10 rip con 66kg
    Rem. Man. → 10 rip con 41kg
    Dumbell squat → 10 rip con 41kg
    slanci/strapp/squat → 5 rip con 41kg



Settimana 3(giorno A) - basso volume alta nutrizione:
    Panca P. Max → 1 rip max con 84kg
    Panca P. → 10 rip con 62kg
    Traz. Lat. → 10 rip con 67kg
    Rem. Man. → 10 rip con 42kg
    Dumbell squat → 10 rip con 42kg
    slanci/strapp/squat → 5 rip con 42kg

… Riparte dall'inizio...

L'esempio appena esposto riguarda il giorno A del sistema (Matevo®, forza e massa per tutta la vita...). Per il giorno B lo svolgimento sarà di 12,10,8 rip e per il giorno C saranno 15,12,10 rip.
***
Si tratta certamente di una settimana particolare. Viene generata una situazione di chiaro sovra-allenamento, con tragica riduzione dei pasti giornalieri. Ciò mette di certo in crisi l'organismo spingendolo a migliorarsi, diventando più abile a sfruttare le poche risorse di cui dispone in quei giorni.
Certo, come già spiegato nello schema tradizionale dello sport odierno sarebbe considerata una grossa anomalia comportarsi così per ottenere risultati. Verrebbe detto all'atleta di allenarsi molto e mangiare molto. Nel mondo della natura invece succede esattamente il contrario, perché l'animale cerca il cibo quando non ne ha più, con frenesia e per molti giorni. Ciò andrà in un periodo successivo a generare effetti di tipo compensativo quando la materia alimentare sarà di nuovo disponibile e non sarà più necessario trovarne ancora nell'immediato...
Ragionando in termini evolutivi lo sportivo dovrebbe nutrirsi come indicato sopra nelle schema esposto, alternando tanto lavoro/poco cibo e dopo con poco lavoro/tanto cibo, lasciando fare tutto al processo di super compensazione organica.
Se l'atleta che pratica Matevo® intende adoperare questa tecnica 'paradossa' allora dovrà orientarsi sempre su una sola settimana di super lavoro con poco cibo, per passare poi a 2 o più settimane  di abbondanza e basso volume d'allenamento. Scelta che deve condurre l'utente verso uno stato di abbondanza successivo dal lato alimentare, se si vuole innescare una progressione verso l'alto.  Mentre dal lato allenante è bene non abusare mai di un lungo periodo ad alto volume, specialmente se i carichi sono comunque imponenti vista, la facilità di cadere nel sovra-allenamento e nell'infortunio.
 
L'esempio riportato sopra è da intendere come soluzione di base con un rapporto 1 a 2(una settimana dura e due facili), da lì però si può partire con molte varianti come: 1 a 3, 1 a 4, 1 a 5... Il punto fermo ritengo che debba restare sempre e solo una la settimana dura.
Vorrei ancora aggiungere alcune note sul carico di regressione nella settimana dura e di progressione in quelle facili. Infatti non si può pensare di svolgere una maggior quantità di volume e contemporaneamente incrementare pure i carichi sollevati. Significherebbe portasi avanti su due fronti e ciò condurrebbe di certo all'insuccesso se i carichi sono già vicini al limite. La soluzione è quella di regredire di un certo quantitativo, per aumentare così il volume di lavoro. Personalmente ho adottato molte soluzione su questo frangente:
Regressione di 1kg, poi incremento di 1 e ancora di 1 sulla base di tre settimane.
Regressione di 2kg, poi incremento di 2 e ancora di 2 sulla base di tre settimane.
Regressione di 3kg, poi incremento di 3 e ancora di 3 sulla base di tre settimane.
Regressione di 3kg, poi incremento di 2 e ancora di 1 sulla base di tre settimane.
Regressione di 4kg, poi incremento di 2 e ancora di 1 sulla base di tre settimane.
Regressione di 5kg, poi incremento di 3 e ancora di 2 sulla base di tre settimane.

Qualsiasi tipo di regressione vogliate adottare tenete sempre presente di quali margini disponete ancora per progredire e di qual'è il vostro stato fisico in quel momento.
Personalmente con la tecnica di alternanza sopra descritta sono riuscito oggi(2013) da fruttariano ad eguagliare i carichi che sollevavo quando ero carnivoro, alcuni anni fa. Sento di avere ancora margine e tutte le volte che comincio a sentire i pesi avvicinarsi ai limiti regredisco di qualche chilogrammo aumentando il volume, quindi nelle settimane successive riporto i carichi in risalita con volume mono serie. Mi sembra che la barriera si sia spostata un po' più in là... Chissà di quanto si possono spostare in avanti i propri limiti con questa strategia 'paradossa'?
Ho potuto far sperimentare ai praticanti Matevo® nel mio centro l'alternanza tra tanto volume/poco cibo e poco volume/tanto cibo e tutti sono migliorati di molti punti percentuali. Molti inoltre si sono fermati senza raggiungere lo stallo ma per il piacere di passare alla fase 2 di 'Matevo®, forza e massa per tutta la vita...'.
E' la compensazione successiva ad un momento di crisi che fortifica l'organismo. Sempre a patto però che questo sia 'somministrato' per un periodo limitato, pena il deperimento organico. Tutto potrà concretizzarsi un successivo traguardo rivolto all'abbondanza unito alla quiete.
Coloro che praticano Matevo® una sola volta a settimana potranno creare un periodo di crisi passando a due o tre allenamenti settimanali. Altri che svolgono 'Matevo®, invecchiamento e forza questioni risolte potranno farlo aggiungendo ulteriori serie come quelli che svolgono 'Matevo®, forza e massa per tutta la vita...', le regole non cambiano. Altri potranno scegliere di allenarsi tutti i giorni con Matevo®, l'importante è incrementare il volume per una sola settimana mangiando molto meno del solito. Badate bene che per ottenere i benefici compensativi ricercati sarà indispensabile tornare nelle settimane successive all'abbondanza alimentare con il lavoro tipico del metodo!
Certo procedendo in questo modo la forza andrà molto avanti, però tutto sarà più lento visti i periodi di regressione. Non aspettatevi però di poter procedere all'infinito con gli incrementi, anche se questi saranno decisamente marcati. Lo stallo definitivo prima o poi arriverà ugualmente.
Buona forza!

lunedì 6 maggio 2013

RAFFREDDAMENTO DERIVATIVO, DOPING NATURALE CON MATEVO®:

Nel circuito di libri in prestito fra i miei clienti in palestra, una volta ne ho ricevuto uno davvero singolare che parlava dei 'bagni derivativi'. L'autrice sosteneva che questa pratica fosse antichissima e poi andata persa dalla cultura occidentale negli ultimi secoli... Inoltre leggendo il libro si capiva che la pratica fosse una panacea universale per qualsiasi malanno e perfino per l'anti-età. E' inutile dire che l'argomento era affine con i principi di Matevo® è quindi il libro in questione l'avevo letto in un sol colpo!!!
Il succo del contenuto dei bagni derivativi è quello di bagnarsi la zona del sesso in mondo delicato e tranquillo dall'alto verso il basso con una spugna usando acqua fredda. Tecnica presa in prestito dalla ancor più antica terapia dei 'semicupi', nei quali bisognava immergersi con tutta l'area dei glutei e del bacino in acqua fredda restando con busto e gambe fuori. Insomma restare seduti in un grosso secchio d'acqua fredda.
Ho rielaborato la tecnica tecnica dei bagni derivativi analizzandola da un punto di vista ormonale, isolando le motivazioni per cui funziona davvero come tecnica di aumento della forza, stimolazione ormonale, rigenerazione fisica e anti-invecchiamento...
Il segreto dell'efficacia è dato dalla differenza di temperatura ricreata tra la zona del sesso e quella del resto del corpo. Infatti se mettiamo una certa parte corporea a contatto con qualcosa di freddo mentre tutto il resto resta alla normale temperatura, si innesca un incremento della circolazione locale sanguigna. Genericamente nel libro sui bagni derivativi si parla di raffreddare il sesso senza in realtà specificare il punto specifico indicato per il miglioramento nella condizione fisica. L'azione del bagno derivativo è di tipo ormonale per cui sarà utile raffreddare la zona dei testicoli nell'uomo. Mentre nella donna il concetto è differente. Infatti le ovaie nella donna sono molto interne nell'addome e richiedono un ambiente termicamente protetto per funzionare al meglio. Nel uomo i testicoli sono esterni al corpo e contenuti in un sottile strato di pelle(scroto). Nella donna la parte naturalmente esposta è la vulva e quindi solo questa deve essere messa a contatto col freddo. Ciò darà luogo, dopo pochi minuti al giorno, ad un vero incremento della produzione ormonale sia maschile che femminile che donerà al praticante un vero senso di vigore che continuerà per molte settimane dopo il termine dell'applicazione. Non è necessario accanirsi con trattamenti infiniti. Sarà sufficiente un periodo di 10-20 minuti al giorno per 5-7 giorni, alla sera prima di andare a letto.
Non ci sono molte regole da seguire e forse quella più importante è proprio di non abbuffarsi prima di questa procedura, visto che si tratta di afflusso di sangue localizzato. Ciò è causato dalla maggior richiesta di sangue da parte dell'intestino dopo una bella mangiata, che andrebbe a penalizzare l'afflusso di sangue al sesso indotto dalla pratica derivativa.
La soluzione che però voglio spiegare qui per i 'bagni derivativi' non richiede acqua fredda ed è maggiormente mirata rispetto al raffreddamento generico del sesso. Con l'abbinamento al metodo Matevo® della tecnica di raffreddamento dei testicoli o della vulva si indurrà un diretto incremento del profilo ormonale. Sarà sufficiente posizionare del giaccio direttamente a contatto con la pelle in quella zona per dieci o venti minuti prima di coricarsi per 5-7 giorni ogni 3-4 settimane.
Sembra una banalità, io stesso quando ho conosciuto per la prima volta i bagni derivativi pensavo che fosse un'enorme bufala. Fino a quando una sera percepivo un forte raffreddore ed un leggero dolore alla gola. Così ho fatto un tentativo per due sere e con sorpresa il malessere era stato riassorbito già dopo la prima seduta e completamente scomparso il mattino dopo la seconda!
Ciò è potuto accadere per via dell'incremento della circolazione sanguigna locale in prossimità dei testicoli, che a loro volta sono stati stimolati a produrre una maggior quantità di testosterone. Il testosterone ha innescato il processo di guarigione. Lo stesso sarebbe successo ad una donna con il posizionamento del ghiaccio al a contatto con la vulva usando la stessa metodica.
Gli effetti più marcati però li ho sentiti durante l'allenamento. Dopo aver passato una settimana usando questo stratagemma di stimolazione gonadica, le mie sessioni in palestra hanno subito un vero balzo in avanti. Senza uscire mai dal programma Matevo®; se la settimana prima percepivo i carichi già un po' vicino al limite, sia nella settimana di terapia e sopratutto in quella dopo tutti diventavano davvero leggeri. Non mi è sembrato un effetto placebo, anzi al contrario, molto reale. Il ghiaccio possiede davvero una gran forza se applicato metodicamente in piccoli distretti localizzati metodicamente. Chissà cosa succederebbe se tale tecnica venisse usata con alcuni tipi di ferite...?
Non da meno è il sonno che aumenta immediatamente di qualità. Sempre una caratteristica, quella del dormire, conseguente al potenziamento del profilo ormonale, indotto già dopo poche decine di minuti dal termine del raffreddamento gonadico/vulvare.
Nemmeno l'umore è esente da conseguenze. Già dal primo mattino dopo la seduta derivativa vi sentirete più allegri, pieni d'iniziativa, forti, brillanti...
Attenzione però non bisogna farne un'abitudine perché il nostro organismo è molto adattabile. Raccomando quindi di non superare mai i 6-7 giorni per poi lasciare sempre un intervallo di 3-4 settimane prima di ripetere. Gli effetti resteranno nel periodo di pausa, perché il maggior afflusso sanguigno localizzato che si manifesta dopo l'applicazione del ghiaccio lascia dei cambiamenti duraturi nella microcircolazione gonadico/vulvare. Evitate l'assuefazione senza cadere nell'esagerazione per ottenere ancora più risultati!
Molte delle parti che dovrebbero essere naturalmente esposte all'ambiente per godere del miglior funzionamento oggi per motivi soprattutto culturali non lo sono. Fra queste in primo luogo c'è proprio la zona del sesso. L'uomo è dotato di testicoli esposti rispetto al corpo, per cui è facile intuire che debbano funzionare in un ambiente termicamente differente da quello corporeo, in uno stato di raffreddamento. Questo non cambia nella donna, dove la parte della vulva è posizionata in modo molto superficiale e anch'essa dovrebbe essere immersa in un ambiente termicamente più freddo rispetto al resto del corpo.
Pensare a compartimenti stagni molto spesso è sbagliato e credere che una zona non ripercuota gli effetti sia negativi che positivi su altre parti, anche distanti, sia da escludere è sovente un errore. Specialmente se l'oggetto in questione è rappresentato dal corpo umano. Secoli di 'pudore' sociale hanno compromesso molto seriamente quello che dovrebbe essere il vero potenziale umano...
Ma come si deve procedere per mettere in atto la stimolazione ormonale derivativa?! Lasciate un sacchetto di ghiaccio in freezer, oppure un contenitore in gel o un oggetto apposito. Di questi ultimi ne esistono molti in commercio. Dopo alcune ore questo sarà ghiacciato, quindi procedente con l'applicazione tra gli slip e il corpo. Restate vestiti e caldi, magari in pigiama. Rimanete seduti a leggere un libro ad esempio per 10 o 20 minuti in totale relax. Mi raccomando almeno due ore dopo il completamento dell'ultimo pasto! Quindi al termine, riponete il contenitore ghiacciato applicato in freezer, per poi usarlo in giorno successivo ed andate a letto. Ripetete la procedura per 5-7 giorni e restate a riposo per 3-4 settimane. Poi si ricomincia da capo
E' così semplice ed economico che sembra quasi troppo facile per funzionare. Però non è così e gli effetti sono molto reali.
Tra le altre proprietà correlate dal raffreddamento derivativo sono da riportare la regressione della calvizie ed i capelli bianchi oltre alla funzionalità intestinale.
Questo articolo è basato su un'esperienza pratica individuale(la mia)in un contesto reale. Purtroppo non ho ancora potuto testarne l'efficacia con test ematici, come il livello di testosterone totale. Tra qualche mese però potrò suffragare tale la curiosità con l'analisi in laboratorio e non mancherò di riportare i dati con un update, confrontandoli con quelli dell'anno scorso senza raffreddamento derivativo.
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mercoledì 29 agosto 2012

Sostenibilità e la più grande piaga del pianeta...

Da che mondo e mondo ogni specie dominante dovrebbe essere composta da un numero estremamente limitato di esemplari. Regola che dovrebbe accentuarsi in proporzione alla posizione verticale occupata nella catena alimentare. L'uomo, come in molte altre circostanze, sfugge a questa preziosa direttiva naturale. Forse verrebbe spontaneo immaginare ai vari grandi carnivori come padroni incontrastati di questa privilegiata posizione. In realtà non è così, visto che ad occupare il dominio come incarnazione di predatore dei predatori è certamente la nostra specie.
Animali che alcune decine di millenni fa non conoscevano la paura, hanno iniziato piano piano ad essere decimati da una scimmia 'nuda' ed apparentemente indifesa.
Quando è vero che l'apparenza inganna! L'arricchimento del pattern alimentare per l'uomo con la carne è però rimasto un problema di bassa entità fino a che stato circoscritto alla caccia usando strumenti primordiali. Visto che potevano trascorrere molti giorni prima di riuscire a colpire una preda mortalmente. I veri 'guai' per il pianeta sono iniziati quando alcuni uomini preistorici hanno compreso che le risorse potevano essere sfruttate su grande scala ed in modo sistematico tutto l'anno. Per cui presto con l'avvento dell'allevamento e dell'agricoltura tutti i viventi, animali e vegetali sono diventati 'proprietà' ad esclusivo uso umano. Ciò ha generato un anomalo incremento di una popolazione 'mietitrice' di risorse ambientali: l'umanità.
Ogni predatore, dal lupo alla tigre, ha sempre occupato una soglia numerica di colossale minoranza, in correlazione alla dimensione del branco fornitore di prede. Consuetudine che ha sempre garantito il giusto equilibrio dinamico delle risorse tra nati e morti.
Sicuramente il problema nasce partendo dagli albori del genere homo sulla Terra. Situazione successiva a titaniche mutazioni climatiche che hanno spinto una scimmia frugivora a diventare all'occorrenza predatrice carnivora. Da questo punto in poi la piaga si è ingigantita di pari passo con il crescere dell'intelligenza umana successiva all'alternanza di nuove crisi climatiche. Anomalia che ne ha create altre, che a loro volta hanno generato problemi insoliti per la natura, conducendo a danni oggi per lo più irrecuperabili.
Molti errori sono ormai irrecuperabili, ciò però non significa che non si possa mettere un 'freno' al problema. L'uomo come essere supremo sul pianeta ha bisogno di soddisfare molte necessità. Come tale dovrebbe essere consapevole di dover far parte della specie meno popolosa sulla terra. Diciamo poche decine di migliaia di individui in tutto il globo! Ciò garantirebbe una perfetta 'salute' ambientale. Ogni essere vivente vedrebbe il proprio stato conservato e pure lo stesso genere umano sperimenterebbe un benessere mai conosciuto prima.
Chiaramente l'uomo è ancora troppo 'giovane' per saper gestire il proprio potenziale ed ora viviamo un momento di grande conoscenza, che usiamo come se fosse un gioco nuovo nelle nelle mani di un bambino, non vedendo l'ora di metterla in pratica...
Negli ultimi 2000 anni la popolazione umana sul pianeta è più che centuplicata, così come le menti in grado di elaborare pensieri, insieme ad un incredibile progresso. Ma dall'altro lato pure l'impiego di risorse è aumentato dello stesso grado. Punto che rappresenta il centro del problema della insostenibilità ambientale odierna.
Nel 2012 siamo 8000000000 e si stima che nel 2100 saremo tre volte tanto, valore limite che secondo studiosi del settore sarà quello del tracollo. Abbiamo pochi anni a disposizione per rimettere a posto una situazione così compromessa. Certamente esistono molte soluzioni 'veloci' al problema. I più pessimisti sostengono che l'unica scelta opportuna sia una guerra globale. Probabilmente però tale soluzione sarebbe anche la peggiore, visto che creerebbe 'ferite' al pianeta difficilmente recuperabili viste le armi oggi disponibili. Inoltre andrebbero sprecati moltissimi patrimoni del sapere generati dal uomo fino ad oggi(architetture, strutture, strade, libri, film, arte, medicina, tecnologia, musica, tutto...). Soluzione non conveniente nemmeno ai produttori di armi, dato che questi traggono profitto dal fomentare la paura della guerra costruendo armi come strumento di potere. Difficilmente per usarle su larga scala, bensì per applicarle in zone disagiate con l'obbiettivo di alimentarne l'instabilità al fine di sfruttarne le risorse... Se venisse invece distrutto tutto con una guerra mondiale anche le industrie belliche ne uscirebbero danneggiate perché ne verrebbero colpite pure loro stesse! Quindi la guerra per risolvere il problema demografico nel mondo è una soluzione da scartare.
E' assolutamente necessario ricercare un meccanismo risolutore per far in modo che nulla della conoscenza acquisita vada persa, così come l'intera mole di opere non venga distrutta. Se così non fosse tutti i danni creati alla Terra fino ad oggi sarebbero stati nient'altro che uno spreco!
Occorre quindi ragionare attentamente sul problema e sfruttare i desideri della maggior parte della popolazione mondiale, per indirizzare le 'energie' verso una soluzione veloce al problema demografico. Ecco che il 'dio' denaro potrebbe tornare utile!
L'essere umano è molto volubile, debolezza ideale sfruttabile per ottenere un grande risultato. Il 99% delle persone al mondo sarebbe disposta a tutto per raggiungere il benessere economico.
Pensiamo ad una tipica coppia che desidera formare una famiglia ma non ne possiede le risorse. Come fare? E se un ente di qualche genere intervenisse con una proposta allettante alla quale è difficile rifiutare? L'esempio potrebbe essere l'offerta di una casa di proprietà con stipendio vitalizio, dietro la richiesta di non avere figli con sterilizzazione e l'imposizione di adottarne uno bisognoso. Soluzione alla quale aderirebbero in moltissimi, specialmente nelle zone maggiormente disagiate del pianeta, dove com'è noto ci sono sempre troppe nascite. Tale soluzione non sarebbe imposta ma libera per chi lo desidera. Anche se in principio si creerebbe un'uscita di capitale, già nel medio periodo i risultati si vedrebbero in termini sia di ritorno economico sia che in un minor impatto ambientale. Ovviamente il tutto andrebbe attentamente regolamentato...
Agendo sui poveri l'arresto demografico sarebbe repentino ed unito all'infusione di denaro si genererebbe un rimbalzo economico notevole. Le popolazioni più ricche difficilmente aderirebbero ad un'iniziativa di questo tipo, per via della loro non incombente necessità economica, oltre ad essere naturalmente inclini ad avere al massimo un figlio.
Il tasso di mortalità farebbe il resto e in meno di un secolo la Terra diventerebbe più vivibile perché meno popolosa e meno inquinata. Tutto senza avere perso nulla di quello costruito dalle generazioni precedenti. Il motto che incitava gli abitanti dei paesi occidentali di inizio '900 a fare figli non è certamente più valido oggi e probabilmente i danni ambientali legati all'aumento demografico innescato allora, ha creato i problemi che vediamo oggi su scala mondiale.
Dando il via ad una riduzione demografica organizzata, piano piano verrebbe ristabilito l'equilibrio con le altre specie viventi. Ovviamente idee se ne potrebbero studiare un'infinità, tutte però dovrebbero condurre al fine ultimo di rendere le risorse più che sufficienti, tanto che non dovrebbe essere più necessario coltivare terra per nutrire animali da macello. Bensì, se la considerazione dello 'spazio vitale' fosse mantenuta al giusto livello di importanza, pure nella nutrizione si eviterebbe il triplo passaggio vegetale-carne-uomo per un ottimale passaggio diretto vegetale-uomo. E spostandoci ancora di più verso un uso maggiormente sostenibile delle risorse, verrebbe spontanea la pratica alimentare crudista, evitando così incredibili sprechi energetici derivati dalla cottura. Qui entrerebbe per forza in ballo l'alimentazione fruttariana come la migliore per l'essere umano e la più sostenibile dal lato ambientale. Ciò perché la frutta è l'unico alimento direttamente digeribile dall'intestino umano senza il bisogno di alcuna lavorazione.
Queste purtroppo sono idee per lo più utopiche, anche se probabilmente efficaci che non saranno mai messe in atto. Le multinazionali che controllano l'economia del pianeta non lo permetterebbero. Tanta popolazione genera molto consumo e per coloro che lavorano sui grandi numeri significa grande guadagno. Un pianeta troppo popoloso giustifica le coltivazioni geneticamente modificate e tutta la ricerca a riguardo. Giustifica gli allevamenti intensivi e tutta la ricaduta in termini di problematiche inerenti al consumo di carne sulla salute umana...
Il tracollo è già iniziato e lo stile di vita oggi esistente per i miliardi di individui sul pianeta non è sostenibile nel lungo periodo e neppure nel medio. Per l'ecosistema terrestre non è possibile mantenere così tanti di individui di una specie così 'dispendiosa' come quella umana.

Dott. Bartolomeo Davide Bertinetto

giovedì 21 giugno 2012

Proteine: il macronutriente invecchiante


Se è vero che l'uomo è per natura fruttariano e tutte le fonti alimentari 'differenti' esistenti oggi sono una pura forzatura inventata dalla nostra civiltà negli ultimi millenni, è anche vero che molti dei cibi introdotti dall'uomo nella propria alimentazione possono essere indubbiamente digeriti ma con dei compromessi da parte del nostro organismo... Il tema di questo articolo non è però quello di analizzare cos'è artificiale nell'alimentazione umana o meno. Bensì evidenziare il fattore metabolico scatenato dalle proteine introdotte con la dieta.
La proteina viene utilizzata dagli organismi viventi per 'autocostruirsi' e rigenerarsi. Nella nostra cultura occidentale si crede che per tutta la vita sia necessario un apporto elevato di questo macronutriente. Riconducendo però il tutto alla natura puramente frugivora dell'uomo si rende evidente che l'alimentazione iperproteica non può essere adatta alla nostra specie.
Nell'adulto la sintesi proteica è naturalmente molto lenta, diminuendo ulteriormente con il progredire dell'età parallelamente al fattore metabolico. Pertanto nel periodo della vita posteriore allo sviluppo non è più strettamente necessario consumare cibo altamente proteico in soluzione continuativa. Solo nel neonato è indispensabile il latte materno come unico prodotto animale, fino allo svezzamento indicato dalla crescita dentale. Soluzione unicamente adatta a questo primo periodo della vita per l'altissima concentrazione nutrizionale e proteica.
Un frutto infatti contiene in media dal 1 al 10 percento rispetto al suo peso, di 'materiale' proteico. La nostra specie deve quindi essere per forza strutturata per utilizzare questa bassa quantità, per innescare il meccanismo di crescita nel bambino dopo lo svezzamento e la rigenerazione nell'adulto. La biosintesi proteica nell'individuo subito dopo la nascita è iperaccelerata per imposizione genetica, a prescindere dalla carica proteica assunta. Mentre nella l'adulto vista la condizione 'costruttiva' ormai completa di tutti gli apparati, la necessità proteica è molto limitata. Tutti gli elementi proteici assunti in eccesso oltre ad essere espulsi in buona parte perché non strettamente necessari, sovrastimolano il metabolismo perché ne inducono l'accelerazione. A livello cellulare ogni la presenza di materiale proteico riconduce alla possibilità di un 'rinnovo' e quindi una replicazione di tessuti ancora utili che vengono 'sostituiti' precocemente solo perché esistono le prerogative per farlo e non perché davvero necessario. Qui giungiamo al centro di questo articolo, ovvero la sovrastimolazione del metabolismo ed il conseguente ricambio precoce dei tessuti che accelera il processo di invecchiamento. Tale condizione comporta un profilo particolare, legato alla distruzione oltremodo alta di cellule ancora efficienti e quindi un altissimo sviluppo di tossine, tra le quali l'extra formazione di molti radicali liberi. Aggiungendo a livello probabilistico una maggior incidenza di errori nella replicazione della molecola del DNA(origini tumorali). Senza contare che le cellule di molti tessuti possono dare luogo ad un numero di mitosi limitato, esaurendo precocemente la possibilità di riparazione quando veramente necessario.
Che l'alimentazione alto-proteica accorci la vita è una condizione evidenziata dalla natura stessa, usando come esempio gli animali carnivori ed erbivori presenti sul pianeta. Tutti i carnivori possiedono una longevità molto bassa 10-15 anni (canidi e felini...), mentre gli erbivori come ad esempio bovini ed equini possiedo un ciclo vitale molto più ampio(30-35 anni). La semplice osservazione della nutrizione di altri animali diversi dall'uomo dovrebbe far riflettere. Restando comunque in abito puramente umano è dimostrato che le donne possiedono una lunghezza della vita media superiore a quella dei maschi, ciò è senza dubbio dovuto all'alimentazione media maggiormente basso-proteica legata al gentil sesso. Questo dovrebbe essere un ulteriore punto di riflessione.
Esistono molte controversie tra i ricercatori alimentaristi di oggi, per il reale fabbisogno proteico necessario. Molti fattori odierni che avvalorano l'alimentazione alto-proteica nell'essere umano sono quelli legati ad un intensa vita quotidiana(lavoro, sport, famiglia, impegni sociali...). Partendo da presupposti primordiali, invece pare scontato che più si stimola il metabolismo con un'alimentazione iperproteica, più questo per sostenersi richiede proteine. Quindi il risultato alimentare studiato tutt'ora non è tanto legato a quello che si fa nella routine giornaliera, bensì alla tipologia alimentare al quale abituiamo il nostro corpo per vivere. D'altro canto un essere umano preistorico che viveva in un ambiente selvaggio ricco di animali ma anche di frutti cosa avrebbe scelto di mangiare? Avrebbe preferito correre dietro per giornate intere ad un preda rischiando di ferirsi o peggio... Oppure avrebbe optato per l'abbondante, sicura, comoda e saporita frutta per sostenersi!? La risposta mi sembra evidentemente sbilanciata a favore della seconda ipotesi. Il questo caso, con una vita all'aperto, fatta di movimento e relazioni sociali(l'uomo anche ai suoi primordi conduceva vita di gruppo) per tutta la durata della luce solare, di quale fabbisogno proteico necessitava, secondo i canoni iperproteici considerati oggi, vista l'alimentazione fruttariana che conduceva? Molto ma molto contenuti, perché il quel contesto alimentare simile l'organismo impara a gestire al meglio le risorse proteiche, evitando l'assuefazione verso l'alto esistente oggi per questo macronutriente. Gestire meglio le risorse proteiche per un essere vivente, sostenendosi con meno, significa rallentare il proprio metabolismo e quindi allungare la durata della propria vita in modo proporzionale, raggiungendo un migliore grado di efficienza. Metabolizzare una quantità proteica a livello cellulare comporta dei costi enormi a carico pure degli altri elementi nutritivi(glucidi, glicidi, vitamine, minerali...).
La natura cerca sempre la 'strada' maggiormente sostenibile per ridurre ogni spreco, garantendo la più efficiente economia delle proprie forme di vita. Se un essere vivente richiedesse un impiego di risorse troppo elevato(in questo caso proteico) verrebbe facilmente eliminato dal processo di estinzione.
Esistono teorie legate ad alcuni sport come il body building secondo le quali, sarebbe necessario un consumo minino di proteine di origine animale pari a 2,2 g per kg di peso di massa magra. Evidenziando che questo rappresenta la quantità minima, visto che alcuni atleti e specialmente gli agonisti arrivano a consumarne fino al doppio! Non a caso la longevità degli atleti del body builging è davvero molto limitata, molto malvissuta nelle ultime una/due decadi di vita(vedi fratelli Mentzer, l'italiano They, il 'guru' Duchaine e molti altri...). L'alimentazione alto proteica esaltata dall'ambiente attuale del fitness e body building accorciano la durata della vita perché puntano alla sovrastimolazione metabolica, cadendo in un massiccio ricambio cellulare che produce tossine e alta probabilità di difetti, legata ad un'erronea replicazione del DNA. La situazione non è comunque molto diversa negli altri sport praticati oggi, dove si cerca la massima performance a scapito della salute. L'assuefazione proteica che si innesca in seguito all'alto consumo conduce il praticante a consumare una quantità sempre più alta di proteine per avere continui risultati, al pari di un qualsiasi farmaco. Un vero vortice senza fine. Mentre altri atleti che hanno pur sempre praticato il body building, però in chiave vegana(quindi alimentazione basso-proteica) hanno acquisito una longevità straordinaria, indicatore che l'allenamento con i pesi se gestito bene, possiede elevate proprietà anti età(vedi Joe Rollino body builder vegano morto a 104 anni per incidente stradale).
In conclusione sembra che tutti i centenari odierni ed in buona salute, sono persone che per lo più hanno condotto una vita fondata su un'alimentazione ipoproteica, con consumo limitato di proteine di origine animale. Prova che avvalora la teoria secondo la quale un metabolismo lento stimoli la lunga vita.

Dott. Bartolomeo Davide Bertinetto

Articolo riferito al metodo anti invecchiamento Matevo®

giovedì 5 aprile 2012

Matevo(r) e cammino evolutivo per arrivare all'uomo moderno

Senza dubbio è impossibile poter parlare di alimentazione senza ripercorrere per intero il cammino  evolutivo dell'uomo. Pensare dopo tutto che l'uomo preistorico fosse un puro cacciatore è certamente fuori luogo, anche se oggi rappresenta il pensiero dominante. Infatti il dispendio energetico per intraprendere la caccia è enorme e quindi davvero poco vantaggioso a livello nutritivo. Per questo sarà più facile pensare all'uomo preistorico come ad un raccoglitore fruttariano, che in tempi solamente più recenti a causa di mutamenti climatici, ha dovuto improvvisarsi cacciatore... Analizziamo quindi le tappe che hanno formato l'homo sapiens che vive oggi sulla Terra.

Se analizziamo il vero cammino umano nel momento di 'relativamente lenta trasformazione' da scimmia a homo ergaster, scopriremo che l'alimentazione di questi non doveva essersi mai discostata troppo da quella fruttariana/insettivora. Ovviamente le molte circostanze ambientali hanno fatto si che prendessero il via molte differenze anatomiche tra scimmia ed ergaster. L'ergaster possedeva già una deambulazione completamente bipede una capacità cranica decisamente accentuata e degli arti superiori più corti adatti alla manipolazione di oggetti. Era molto simile all'uomo moderno, a sostegno di ciò sono stati trovati scatole craniche con volume celebrale vicino alla media dell'uomo moderno.
Sembra assurdo poter spingere la specie dei primati a mutare così tanto le proprie abitudini, la propria conformazione muscolo scheletrica,  la dimensione encefalica, la struttura sociale, e altre indefinite peculiarità; partendo proprio dai mutamenti climatico/ambientali, con quindi la forzatura a trasformare l'alimentazione. Ciò ha fatto si che la specie umana sia quella che è oggi, con tutti i suoi pro e contro. Il fatto che lo stile di vita dell'uomo possa essere cambiato, nel suo interno resta e rimarrà sempre un primate 'evoluto'... Da qui si desume che l'apparato digestivo umano è rimasto ancora oggi a base fruttariana. 


Secondo ultimissime ricerche non confermate, la 'spinta innescante'  il lento passaggio da scimmia a uomo si sarebbe avuta nelle regioni più fredde, aride ed impervie al mondo: il nord del mondo. Tali recentissime teorie indicherebbero l'homo di ergaster(1,6 milioni di anni fa) come nativo Europeo e poi emigrato in Africa. Giunto a sua volta 2,6 milioni di anni prima nella sua forma primordiale di austrolopiteco. L'andirivieni migratorio tra Africa ed Europa ha fatto si che si creassero altre linee di hominidi che via via hanno dato luogo a nuove ibridazioni e quindi a nuovi salti evolutivi.
L'ergaster si può quindi considerare un uomo a tutti gli effetti con la sua capacità cranica media poco inferiore a 1000 cm3 e a volte pari a quella attuale, dentatura quasi identica a quella del sapiens, la pelle poco cosparsa da peli, un probabile linguaggio, la capacità di creare oggetti raffinati....


Resta comunque certo come il primo abitatore europeo confermato da reperti fossili diffusi, l'homo antecessor. In seguito sembra essersi diffuso pure in Africa, dando luogo a canali evolutivi separati per alcune centinaia di migliaia di anni.


L'antecessor in Europa circa 300.000 anni dopo divenne homo heidelbergensis, con una capacità cranica media pari o di poco inferiore a quella dell'uomo moderno, per poi mutare 200.000 anni fa in homo sapiens neandertalensis. La corporatura di questo ultimo ominide è caratterizzata da ossa tozze e robuste, dentatura identica a quella moderna, incredibile capacità cranica(anche 1600 cm3), probabili tratti caucasici, con capelli biondi o rossi, occhi chiari, pelle bianca.


Il neantertal è riuscito a diffondersi in tutta l'Europa nonostante le difficoltà delle grandissime glaciazioni di quel periodo, arrivando a colonizzare tutto il nord del mondo, scendendo fino più a sud in tempi recenti toccando le zone del medio oriente(30.000 anni fa).
Clima estremo, alimentazione scarsa e prevalentemente animale, hanno di fatto 'obbligato' questo singolare ominide a diventare estremamente organizzato a livello sociale, quasi completamente cacciatore in gruppi(scopritore del fuoco?!), forse autore dei primi riti religiosi e sepolture, abilità nel creare rifugi e abbigliamenti protettivi, tecniche di conservazione e trasporto del cibo... La causa della sua prematura scomparsa è sicuramente stata l'ultima glaciazione e non il confronto con il sapiens sapiens, con il quale c'è stata ibridazione contrariamente a come si pensava qualche decennio fa.


Mentre il cammino evolutivo Africano proseguì dall'antecessor per completarsi poi direttamente  con l'homo sapiens sapiens(200.000 anni fa), secondo i reperti fossili rinvenuti.
Rimane quindi un dato di fatto che l'ultimo antenato comune tra neandertal e sapiens sapiens sia stato l'homo antecessor.
Si è sempre ritenuto che le due specie finali di homo siano rimaste separate, oppure in netto contrasto per la competizione evolutiva con scontri mortali... Di recente però, dopo l'analisi e confronto del progetto genoma tra sapiens sapiens e neandertal sono emerse delle similitudini genomiche, possibili solo attraverso l'ibridazione.
Quindi oggi, alla soglia del 2012 sembra che la vecchia teoria secondo la quale l'homo sapiens sapiens abbia spazzato via il neandertal sembra essere superata. Infatti dopo 10 o 20 mila anni di convivenza tra sapiens europeo e sapiens africano, si postulano probabili vari accoppiamenti tra le due specie di homo. Che, come già accennato, in prossimità dell'ultima glaciazione hanno portato alla completa estinzione del sapiens nativo europeo, perpetuando così solo una piccola presenza genetica recessiva nel sapiens sapiens moderno(5%). Ciò è stato confermato dal confronto tra patrimonio genetico asiatico, europeo, nordafricano e sud africano con il neandertal. Studio che ha fatto emergere una maggiore ibridazione nelle zone europee con i neandertal rispetto a quelle africane. Infatti i bianchi/asiatici presentano una comunione del 5% con il neandertal, mentre nulla o lievissima con gli abitanti moderni africani. Il progetto genoma sta di fatto dando luogo ad una vera svolta spiegando, attraverso vari confronti, come si sia arrivati alla specie umana esistente oggi.
Una profonda crisi ambientale, arrivata poco alla volta e durata per alcune centinaia di migliaia di anni può essere stata la causa scatenante che ha 'costretto' un manipolo di primati a distaccarsi sempre di più dal loro gruppo originale. Quindi di millennio in millennio e crisi ambientale perpetua hanno obbligato questo gruppo nostro progenitore, a migrare verso i territori più diversi ed adattarsi, stimolando una forte selezione naturale. La selezione naturale e poi diventata preferenza sessuale tra gli individui, poi competizione e quindi raggruppamenti sociali, che hanno ulteriormente condizionato i vari incroci. Le varie intersezioni tra glaciazioni e periodi di calma climatica hanno spinto le popolazioni di allora in varie direzioni sul pianeta. Questo ha dato il via a nuove piccole varianti che hanno quindi creato altre diversificazioni della specie umana. Come è avvenuto per il sapiens nandertalensis ed il sapiens sapiens. Infatti il primo con ogni probabilità, viste le scatole craniche fossili, possedeva un livello intellettivo pari e a volte superiore rispetto al uomo moderno, pur non essendo riuscito a dominare a causa dei fenomeni climatici avversi subiti. Per questo sembra che a suo sfavore abbia giocato l'ultima glaciazione, che lo fatto scomparire anzitempo dalla faccia della terra. A noi del neandertal è arrivata solo una piccola percentuale del patrimonio genetico dovuta all'ibridazione europea e del medio oriente con i sapiens sapiens giunti in quei luoghi. Se cosi non fosse nessuno oggi avrebbe occhi e capelli chiari!
E' interessante notare che con ogni probabilità la convivenza tra neandertal e sapiens si è conclusa con la definitiva ibridazione ed estinzione del ceppo europeo circa ventimila anni fa. Così dopo questa soglia temporale, hanno preso il via tutti gli stadi sociali che hanno portato allo sviluppo attuale. E' interessante notare che le le più antiche civiltà umane hanno avuto inizio alcuni millenni dopo il termine dei processi di ibridazione tra neandertal e sapiens circa 20000 anni fa. Mentre fintanto che le due specie di ominidi sono rimaste separate ogni sviluppo è stato isolato con ogni probabilità ad un livello tribale.
La risposta ai prossimi decenni di ricerca e chissà se come si è già anticipato, qualche 'scienziato molto intraprendente', facente parte del progetto genoma(o simile) non riuscirà far rivivere un neandertal oggi?

Articolo riferito al Metodo Matevo®

Dott. Bartolomeo Davide Bertinetto